giovedì 3 maggio 2007

cosa volevi fare da grande?

ricordo che da bambino, quando mi chiedevano "cosa vuoi fare da grande?" rispondevo sempre: "Voglio andare in taxi!". quasi tutti pensavano che avessi voluto fare il tassista, e qualche volta ridevano, con la distratta indulgenza che ostentano gli adulti quando si accovacciano con le mani sulle ginocchia, fingendo di trattare con un bambino da pari a pari. e allora, se soltanto mi andava, gli spiegavo che no, che volevo andare in taxi e basta, come passegero, seduto dietro a fumare sigarette mentre mi portavano nel deserto del Sàra ("quello che c'è in africa, lo conosci?" chiedevo serissimo; "come no!" rispondevano loro), in mezzo ai beduini che dondolavano sui cammelli, vestiti di blu; o nelle steppe sconfinate come Michele Strogoff, con tutta la neve che fuori faceva freddo ma dentro il taxi no; oppure nelle città dell'india piene di incantori di serpenti e maragià nei palazzi d'oro, con le odalische dietro i veli che ogni tanto facevano scintillare i gioielli; o nelle praterie del faruèst per guardare gli indiani pellerossa e le misteriose parole fatte con le nuvole di fumo di là del finestrino. Vicino a me ci sarebbe stata cristina, che mi avrebbe tenuto per mano tutto il tempo parlando di questo e di quello, prima di chiedermi quale sarebbe stata la prossima tappa del nostro viaggio pieno di avventure e d'insidie da raccontare poi agli altri sotto i portici. Era la figlia del droghiere in piazza Fulcheria, e io ero innamorato di lei; faceva già la prima media, il che la collocava su un piedistallo per me mitico, e aveva gli occhi così verdi che non mi stancavo mai di guardarli, almeno finchè lei non si stancava di lasciarseli guardare e allora diceva che doveva andare a comprare qualcosa per sua madre, o fare un esercizio di algebra (mi piaceva quella parola, che sapeva di minareti e triangoli scalfiti nella sabbia con un bastoncino), o che aveva un appuntamento con donatella che l'aspettava dietro l'edicola.
A distanza di anni quel sogno infantile si era trasformato in una realtà tutta sua, anche se al posto del taxi c'era uno scooter, e al volante c'ero io; anche se la cristina originaria era diventata altre cristine dai nomi e dalle nazionalità diverse, sedute qualche volta sulla sella dietro di me... per quanto riguarda le sigarette; ne fumo spesso mentre guido, grazie a un utilissimo e sempre presente parabrezza che impedisce alla cenere di arrivarti negli occhi, anche se stai sfrecciando controvento a tutto gas.
(tratto da "brum brum" di Giorgio Bettinelli, pag 15)

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